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Che c'entra l'Ardia con Ponte Milvio?

Immagine rappresentativa per: Che c'entra l'Ardia con Ponte Milvio?

Partendo dallo spunto di Prof. Massimo Pittau, si illustrano diverse teorie sull'origine dell'Ardia che niente hanno a che fare con la storica battaglia di Ponte Milvio, combattuta da Costantino il Grande nel 312 DC.

Un giorno, mentre cercavo su Internet articoli riguardanti l’Ardia, trovo il sito del Prof. Massimo Pittau, professore ordinario della Facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Sassari, studioso e autore di una cinquantina libri e di più di 400 studi relativi a questioni di linguistica, filologia e filosofia del linguaggio.

Nella pagina intitolata S’Ardia di Sedilo e dei paesi del Logudoro, egli scrive:

⟪ Rispondo alla richiesta che mi hanno fatto alcuni miei lettori. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il vocabolo sardo bárdia, (b)árdia non ha nulla da fare con quelli italiani arduo-a "difficile", ardire "audacia", ardore "bruciore"; esso esattamente significa "guardia, custodia, luogo di guardia, corpo di guardia, corpo di guardia del santo" ed è derivato dal corrispondente vocabolo toscano.

S’Árdia di Sedilo (OR) è una corsa sfrenata di cavalieri, effettuata ai primi di luglio in occasione della festa di san Costantino nel suo santuario di campagna. La corsa non è altro che una prova di abilità, di valentia e anche di temerarietà (e infatti di tanto in tanto ci scappa il morto, o cavallo o cavaliere, sbattuto contro lo stipite del portone del recinto del santuario). Questa corsa, contrariamente a quanto spesso si dice, non implica alcun riferimento alla battaglia del Ponte Milvio, quella nella quale Costantino sconfisse nel 312 dopo Cristo il rivale Massenzio. Infatti, siccome il culto di Costantino imperatore, venerato come santo, è arrivato in Sardegna da Costantinopoli soltanto in epoca bizantina e nella Sardegna interna addirittura non prima dei primi decenni del secolo VII dopo Cristo (secondo la chiara testimonianza del pontefice Gregorio Magno), è inverosimile che, passato tanto tempo, nella Sardegna interna si conservasse ancora il ricordo di quella battaglia. Del resto l’Árdia si effettua, con modalità differenti, anche a Pozzomaggiore, sempre in onore di san Costantino, ma anche in onore di san Giorgio e, cosa più notevole, in tutto il Logudoro l’Árdia si effettua in occasione delle feste di tutti i santi patroni, anche differenti da san Constantino. Inoltre è un fatto che lo stesso vocabolo (b)árdia è arrivato in Sardegna dalla Toscana non prima del Medioevo.

In tutti i paesi l’Árdia implica pochi e superficiali elementi propriamente religiosi e questi sono la benedizione del parroco, lo stendardo del santo e il giro per tre volte attorno alla chiesa. Pertanto in realtà questa usanza dimostra in maniera certa e chiara la grande passione che i Sardi hanno sempre avuto ed hanno tuttora per i cavalli. Conserviamo un bronzetto nuragico di un cavaliere inginocchiato su un cavallo che tira d’arco: di certo in una festa tribale oppure cantonale il cavaliere doveva dimostrare di saper cavalcare ed insieme di saper tirare d’arco, probabilmente in corsa.
Il vocabolo (b)árdia col significato di "guardia, custodia, luogo di guardia" ricorre nella toponimia di parecchi comuni sardi, di Desulo, Dorgali, Nùoro, Orgosolo, Tonara, ecc. Nella Gallura meridionale ricorre sotto forma di Punta Áldia (non Aldía!) = "cima della guardia". ⟫


Sin da piccolo avevo dato per scontato che l’Ardia di San Costantino fosse la rappresentazione della storica battaglia combattuta, dall’Imperatore Costantino Magno il 28 ottobre 312, a Ponte Milvio contro Massenzio. Le righe del Prof. Pittau scatenano in me qualche dubbio: mi chiedo se esistano prove storiche certe che attestino il fatto che l’Ardia sia realmente l’emulazione della battaglia di Ponte Milvio.

Ricordo che qualche anno fa lessi il libro dello studioso sedilese Mons. Antonio Francesco Spada intitolato "Santu Antine" che tratta ampiamente l’Ardia e, più in generale, del culto di S. Costantino in Sardegna. Rileggo il libro alla ricerca di eventuali fonti storiche che indichino le possibili origini dell’Ardia, a tal proposito riporto le teorie presenti nel volume.

Sebastiano Dessanay, autore del saggio “La sagra di San Costantino. Gli antichi riti agrari della bardia di Sedilo” pubblicato su Sardegna Oggi nel 1972 il quale suppone che le origini dell’Ardia siano da ricercare nelle “corse greche dei tempi omerici” o negli “antichissimi riti agresti, come la “lustratio pagi” [trad. purificazione del villaggio] delle “feriae paganicae” [trad. festa pagana]”.

Mons. Spada, commentando queste Immagine rappresentativa affermazioni, esclude che l’Ardia possa avere origine nuragica in quanto in quel periodo non era conosciuto il cavallo e Dessanay eclude totalmente che sia la rappresentazione della battaglia di Ponte Milvio. L’affermazione che i nuragici non conoscessero il cavallo è errata: ciò è dimostrato dal bronzetto che raffigura un arcere a cavallo, custodito nel museo sulcitano di S. Antioco, al quale fa riferimento lo stesso Prof. Pittau.

Marcello Serra, scrittore di “Mal di Sardegna” e “Sardegna quasi un continente” afferma che l’Ardia possa avere origini romane e che è di fatto l’assemblea nazionale dei sardi.

Alberto Boscolo, storico della Sardegna medievale, asserisce che l’origine dell’Ardia sarebbe da ricercare nella tradizionale corsa nell’ippodromo di Costantinolpoli. I militari sardi di stanza a Costantinopoli l’avrebbero imitata in patria per rendere omaggio a Costantino.

Mario Atzori, nel suo saggio sul volume “Tradizioni e cavalli. Tradizioni equestri in Sardegna” pubblicato nel 1988, riporta invece la sua personale interpretazione dell’Ardia, senza però citare alcun riferimento che giustifichi la sua affermazione. Egli scrive:

⟪[...] essa consiste in una corsa equestre di tipo cerimoniale nella quale esiste una forma di competizione simbolica, ma rappresentata in modo realistico, tra i cavalieri cristiani di Costantino e la cavalleria nemica, i pagani di Massenzio⟫.


A proposito del fatto che l’Ardia possa essere una rappresentazione dell’evento bellico di Ponte Milvio, Prof. Pittau afferma che è inverosimile che, in seguito alla dominazione bizantina avvenuta trecento anni dopo, in Sardegna si sia conservato il ricordo di quella battaglia.

Perchè il popolo dei “sardi pelliti” avrebbe dovuto ricordare con tanto fervore una battaglia combattuta a Roma trecento anni prima?

Non trovando nessuna certezza in merito, inizio a riflettere sulla semplice domanda: “l’Ardia simula davvero una battaglia?”

Dalle modalità in cui si svolge oggi, non si direbbe. A onor del vero non si hanno neanche notizie di come si svolgesse nel lontano passato.

Un sentimento che anima la corsa è certamnete “sa balentia”. Essa sta ad indicare la valorosità dell’individuo che si esprime con l’onore, l’abilità, il coraggio, la destrezza, la forza fisica e la capacità di tessere relazioni sociale. Soprattutto in passato queste prerogative erano essenziali per garantire ad un uomo la propria sopravvivenza in un ambiente precario e dominato dalle forze della natura.

A mio parere l’Ardia è soprattutto una competizione, durante la quale ci si mette alla prova in mezzo agli altri dimostrando il proprio coraggio, l’abilità e l’onore. Do quindi ragione a Prof. Pittau quando dice che l’Ardia è essenzialmente “una prova di abilità, di valentia e anche di temerarietà”.

La mia personale convinzione è che l’Ardia abbia origini pagane antecedenti la dominazione romana e bizantina. Durante quest’ultima essa è stata cristianizzata e perpetuata in onore di S. Costantino, come è avvenuto al rito del fuoco per la festa di S. Antonio Abate. Le radici dell’Ardia potrebbero essere quindi ben più antiche di quello che si è abituati a pensare e, sicuramente, molto più lontane nel tempo della battaglia di Ponte Milvio del 312 DC.

[01 ottobre 2012]

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