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Edi Sanna, l'artista sedilese di fama internazionale

Immagine rappresentativa per: Edi Sanna, l'artista sedilese di fama internazionale

S'Aràbu intervista Edi Sanna, l'artista di Sedilo trapiantata a Milano che porta sempre nel cuore la sua terra d'orgine.

L'intervista


S'Aràbu: Sei un'artista di fama internazionale. Nelle tue vene scorre sangue sedilese. Potresti fare la tua presentazione?

Edi Sanna: Sono nata a Milano, padre Sedilese e madre Pennese (abbruzzi). Ho vissuto i miei primi 3 anni a Sedilo. A Milano ho frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Brera, Scultura. Sedilo è per me il paese dove avrei voluto porre radici e nel quale godo di una strana serenità. Per i Sedilesi: mio nonno era un cantore, era conosciuto come Pedro Pirrottu.
Ho vissuto a Perugia e a Barcellona. Ho viaggiato non molto, ma quanto basta per avere un’idea minima di cos’è questa sfera su cui poggiamo i piedi. Ho viaggiato anche per esporre i miei lavori: Barcellona, Bosnia, Francia, Belgrado e un po’ in giro per l’Italia. Ho esposto in molte mostre collettive ed alcune personali. Alcune mie opere hanno ricevuto dei premi, ed altre sono state acquisite e si trovano a Fordongianus, Tarcento, Forno di Zoldo e Sutrio in Friuli, nel Maratea Open Museum a Maratea in Basilicata.
 
S'Aràbu: Sul tuo sito www.edisanna.net è possibile leggere un curriculum di tutto rispetto, come è nata la tua passione per l'arte?

Edi Sanna: La mia passione vera è il creare, il fare. Così ricordo che a 7 anni realizzai la mia prima creazione, in ginocchio sulla sedia al tavolo ovale in vetro ho realizzato un mini grattacielo in carta (i fogli protocollo per i compiti) e colla (quella che profumava da far venire voglia di mangiarla). Inoltre, quando ero piccola ero incuriosita dai dipinti di un amico di famiglia, Pasquale Piras, pittore sardo, tanto che ancora oggi ho un ricordo chiaro e preciso dei suoi quadri, i colori e il loro odore, le forme, le pennellate. Queste due esperienze sono state il terreno su cui è germogliata la necessità di dedicarmi all’arte.
 
S'Aràbu: Hai lavorato tanto sia in Italia che all'estero, qual’è l'esperienza che ti ha regalato più emozioni?
 
Edi Sanna: Le emozioni durano troppo poco, non mi restano nella memoria, e in linea di massima cerco di trasferirle alla materia su cui lavoro. Inoltre possono essere piacevoli o produrre negatività, anche la paura è un’emozione. Ecco, l’emozione che mi ha accompagnato maggiormente è la paura. Anche se la paura non mi fa paura... Credo di aver provato l’emozione più forte e bella quando mi hanno comunicato di essere stata selezionata con altri 20, fra 300 artisti, per una mostra alla Permanente di Milano. Una mostra che presentava i 20 monumenti che dovrebbero installare nella città di Milano per l’Expo 2015; mostra alla quale ha partecipato anche il mio maestro Paolo Gallerani. Camminando da sola nel mio laboratorio avrò detto, almeno 500 volte, “non ci posso credere”.
 
S'Aràbu: Tra le tue tante opere c'è anche il busto di Cesare Zonchello che è possibile ammirare in Piazza San Giovanni a Sedilo. Puoi fare una descrizione della tua realizzazione?
 
Edi Sanna: E' stato un lavoro molto emozionante (vedi sopra)  per vari motivi. Era la prima volta che lavoravo il basalto, pietra che ho sempre adorato, ritengo abbia un animo nobile. Era la prima commissione per un Comune, e per di più il Comune era Sedilo, il mio paese. Ho lavorato nel laboratorio di  Fancello, che da piccolo aveva vissuto per un certo periodo nella famiglia di mio padre, quindi un riallacciare antichi legami. La persona da ritrarre era un Uomo, sì con la U maiuscola, che aveva amato davvero tanto i suoi simili. Inoltre mi dovevo cimentare in un ritratto, che in genere mi riescono bene; ma in questo caso avevo a disposizione solo una foto sbiadita e frontale, per cui ho dovuto intuire come fosse il resto del volto; è stata una grande sfida. Quando i familiari di Cesare (concedetemi la familiarità) mi dissero che il ritratto è somigliante fui davvero felice. Ci sono state anche emozioni negative, per esempio non sono stata invitata alla cerimonia inaugurale (ma mi sono presentata ugualmente) e poi una diatriba con un quotidiano locale su cui avevano scritto che l’opera era stata realizzata da Fancello, affermazione che dopo svariate mie lettere hanno corretto pubblicamente.
 
S'Aràbu: Scegli: pittura o scultura?
 
Edi Sanna: Scultura, finché avrò l’energia necessaria.
 
S'Aràbu: Anche se hai vissuto sempre fuori dalla Sardegna, nella tua terra torni spesso perché qui hai ancora forti legami. La tua sardità ha influenzato in qualche modo la tua arte?
 
Edi Sanna: Indubbiamente sì. Alcuni anni or sono mi presentai ad una libreria d’arte molto conosciuta a Milano, Libreria Bocca nella Galleria Vittorio Emanuele. Mostrai la mia brochure, dove erano proposte circa 10 mie sculture, al titolare che mi disse immediatamente e ancor prima di conoscere il mio cognome: tu sei sarda! Si sente l’odore della tua terra nei tuoi lavori, l’ancestrale che pertiene alla terra sarda. Mi sono schiantata al suolo.
 
S'Aràbu: Togliti un sassolino dalla scarpa.
            
Edi Sanna: Sempre metaforicamente, i miei piedi hanno un callo di circa 10 cm. Quindi i sassolini non li sento. Ma il fatto che il callo sia di 10 cm la dice lunga.
 
S'Aràbu: Qual'è la tua opera preferita?

Edi Sanna: L’Alfa-Alfa, il frutto di erba medica. I frutti, i baccelli e i semi (della natura). La Madonna delle rose di Lippi. Quasi tutto il lavoro di Kandinsky e di Mirò. La colonna infinita e il bacio di Brancusi. Alcune sculture di Casella, Cosentino, Spagnulo, Penone e moltissimi altri. Le Domus de Janas, Le Tombe di Giganti e i Nuraghe, che sono opere magnifiche; esprimono grande conoscenza della tecnica, attenzione all’estetica, tengono in considerazione l’armonizzazione tra l’intorno e l’utilizzatore finale, esprimono enormemente la spiritualità e l’amore. Sì l’amore: se ti siedi a lato o dentro o sopra un nuraghe zitto zitto per un certo tempo, magari alcune ore, ad un certo punto lo senti.
 
S'Aràbu: A chi devi i tuoi traguardi?
 
Edi Sanna: Il traguardo principale per me è l’essere consapevole di essere davvero scultrice. E le persone a cui devo l’essere scultrice, sono tantissime. Nell’elencarle certamente farei torto a qualcuno che in questo momento potrei non ricordare. Amici, insegnanti e libri, tanti; parenti ed artisti, pochi.
Aborro coloro che asseriscono di “essersi fatti da soli”. In quest’affermazione c’e’ mancanza di rispetto, irriconoscenza, presunzione, furbizia e ignoranza; viviamo perché siamo in relazione con il mondo e con gli altri esseri viventi, pertanto la riuscita non è mai solo merito nostro.
Ma ci sono, fra le altre, tre persone alle quali devo tantissimo: mio padre Pietro Paolo Sanna, detto Paolino. Mia madre Teresa D’Angelo. E mia sorella Silvia.
 
S'Aràbu: Immagino che le mie domande da profano dell'arte non abbiano toccato degli aspetti che ti piacerebbe approfondire. Ti lascio libertà di affrontare qualche altro argomento, se vuoi.
 
Edi Sanna: Non saprei cosa altro dire. Anzi mi sembra di avere detto anche troppo.
Solo una cosa: nessuno è profano dell’arte. L’arte pertiene all’essere umano in assoluto, a tutti gli esseri umani, uno per uno. L’arte è l’espressione della vita.

[31 ottobre 2011]

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