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Energit, un pezzo di cuore

Immagine rappresentativa per: Energit, un pezzo di cuore

Dedico queste righe con tanto affetto ai miei ex colleghi della Energit di Cagliari che in questi mesi stanno lottando per salvare la loro azienda ed il posto di lavoro. Non mollate, ragazzi!

Vedere le foto dei miei ex colleghi di lavoro di Energit che manifestano in via Roma a Cagliari, mi stringe il cuore. Li conosco tutti, li ho visti arrivare in azienda uno per uno ed ora li vedo lottare a denti stretti per salvare la loro azienda e il posto di lavoro.

Correva l’anno 2001, esattamente era il 2 gennaio quando feci il mio primo ingresso in via Efisio Melis 26. Il giorno eravamo davvero in pochi: c’era Luigi, l’amministratore delegato, c’era Marta, c’era Fernando e Gianluigi. Ingrid era in segreteria, all’igresso, sulla sinistra dietro la grande vetrata. In open space c’era Nicola, Michele e, assieme a me, è arrivata la neo assunta Georgia, fresca di laurea. Era il mio primo giorno di lavoro ed ero teso, entravo in un nuovo mondo, in un mondo che non conoscevo. Ero ancora studente all’università, avevo chiesto di fare il part time per qualche mese, per poter completare gli studi. Luigi me lo concesse.

Con tanta paura iniziai le mie prime attività. Non sapevo fare granchè a dire il vero. Cominciavo proprio quei giorni a studiare per l’esame di Reti di Computer dal biblico volume di Tanenbaum. Quei mesi ho avuto la conferma che ciò che studiavo serviva veramente. Con tanta pazienza Nicola mi spiegava i primi trucchi del mestiere, sebbene fosse più grande di me di un solo anno, aveva alle spalle tanta esperienza e poi, era davvero bravo.

Lavorare in una startup non era cosa semplice: dovevi imparare a fare di tutto. Io facevo il sistemista, l’amministratore di rete, mi occupavo del supporto interno, ero il responsabile degli acquisti e della logistica. Là dentro facevo qualsiasi attività fosse necessaria. Avevo una conoscenza millimetrica dei locali e non mi sfuggiva niente.

I mesi passavano, nel frattempo avevamo allestivamo le due server farm per il servizio Areaserver, accerrimo concorrente dell’allora infante Aruba. Arrivò la centrale telefonica della Nortel e gli apparati per le connessioni internet coi modem a 56 kbps e quelle ISDN a 64 e a 128 kbps. Man mano che passava il tempo arrivavano nella squadra nuovi giocatori. Pochi mesi a seguire nacque il settore commerciale con Franco e il marketing con Luigi. Subito dopo la mia assunzione è arrivato il mio capo Stefano, poi i due Riccardo, Francesco e via via tutti gli altri. Venivano ingaggiati i responsabili delle varie aree, quelli che sarebbero stati sopra di me gerarchicamente, tuttavia nessuno poteva togliermi la mia matricola. Orgogliosamente dicevo e dico tuttora che ero la matricola n° 2 di Energit. Solo Nicola mi precedeva, Michele invece aveva la n° 3.

Di corsa come forsennati lavoravamo sempre su cose nuove, giorno dopo giorno costruivamo con le nostre mani tutti i servizi, fiore all’occhiello della società. Energit, oltre a vendere, energia elettrica a grandi clienti, vendeva anche servizi internet quali la connettività via modem, poi arrivò quella ADSL, i domini, le relative mail e lo spazio web. Offriva i server dedicati ed i server virtuali a prezzi davvero competitivi e i clienti non tardarono ad arrivare. Prima erano pochi, erano amici, poi pian piano il gruppo si allargò, li coccolavamo, ci conoscevano per nome e, una volta conquistata la loro fiducia, non volevano parlare con altri che non fosse il loro tecnico di fiducia.

Con gli anni la famiglia si allargò, nacque il servizio clienti e arrivarono nuovi colleghi. Quando superammo le diverse decine di persone diventò più complicato riuscire ad avere la stesso rapporto che si aveva coi colleghi storici.

Assieme agli anni crescevano anche i numeri dell’azienda facendosi sempre più interessanti: sia per clienti che per fatturato. Quest'ultimo, dividendolo per il numero dei dipendenti, faceva venir fuori cifre da capogiro.

Arrivò l’anno 2006 e l’amministratore delegato ci informò che Energit era in vendita. Cercavano un partner industriale, con le spalle grosse che potesse assicurare una lunga vita piena di soddisfazioni, ci dissero. La scelta cadde su Atel, ora Alpiq, una multinazionale svizzera che produceva e commercializzava energia. Un gigante che aveva sedi in tutta Europa. Con lei, l’azienda avrebbe avuto un futuro sereno. Atel avrebbe prodotto l’energia ed Enegit l’avrebbe venduta.

Venne fatta una riunione con tutti i lavoratori, ci venne presentato il nuovo management. Nessuno aveva l’accento sardo. Ci dissero che avevano tante idee nel basket, che avrebbero reso Energit ancora più grande. Ad un collega che disse che voleva comprarsi il nuovo scooter, gli venne detto che ne avrebbe comprato uno davvero bello.

A pochi mesi dall’acquisto ci venne palesata la strategia che si concretizzava con la vendita del ramo d’azienda Areaserver per dare modo all’azienda di focalizzarsi sul core business: solamente la vendita dell’energia.

Areaserver venne venduta nel 2007 a Tiscali, assieme ai server passarono alla società di Soru anche alcuni colleghi. L’altra strategia, ci dicevano, era l’understatement. Francamente non l’ho mai capita e, comunque, non mi piaceva chi nel parlare ci metteva troppo inglese.

Il 10 agosto 2007 fu il mio ultimo giorno di lavoro. Non ho creduto più a quel progetto e quindi dovevo andare via. Non dimenticherò mai quella giornata. Era un pomeriggio afoso, come molti di quel periodo. Ricordo che, quando uscivo dall’ufficio di via Melis, trovavo oltre la porta quello che chiamavo il “muro di gomma”, creato dall’umidità. Era incredibile.

Alle 18:30 finì la mia giornata di lavoro. Passai tutto il giorno a salutare i colleghi, battei l’azienda palmo a palmo. In solitudine scesi al piano seminterrato per visitare quei locali che forse non avrei visto mai più, quasi a dar loro il mio addio. Entrai nel magazzino, nelle due server farm e nella sala della centrale telefonica. Misi il mio autografo nell’anta dell’armadio in fondo, vicino al quadro elettrico. La mia firma era sotto quella di Filippo.

Finito questo straziante pellegrinaggio nel CED, tornai al primo piano. Presi la mia borsa e salutai Francesco, Edoardo, Stefano, Daniela, Manuela, Silvia, Giuliana “la nonnina” e tutti gli altri. Passai il badge per l’ultima volta nel lettore delle presenze e scoppiai a piangere come un bambino. Avevo fatto una scelta, abbandonavo quell’azienda che per prima mi aveva dato fiducia e con essa il primo stipendio. La mia vita sarebbe cambiata. Consegnai il badge a Silvia e scappai via in lacrime lungo le scale che portavano al cancelletto nero dell’ingresso.

Con queste righe di ricordi voglio esprimere tutta la mia solidarietà ai miei ex colleghi. Mi scuso con chi non ho citato e preciso che non ho mai dimenticato nessuno di loro. Sono i ragazzi coi quali sono cresciuto, sia umanamente che professionalmente. Energit è una realtà fatta da grandi professionisti e da persone squisite, non può essere liquidata e cestinata per le incapacità forestiere. Sarò sempre orgoglioso di aver fatto parte di quella bellissima avventura e di quella grande squadra che era e che è tuttora.

Un abbraccio a tutti,

Giuseppe Putzolu

[18 settembre 2012]

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